REGALI SBAGLIATI

di Luca Battisti

Regalare un telefonino a mio padre è stata la seconda scelta più sciagurata della mia vita.

La più sciagurata è stata installargli Whatsapp.

Per la verità l’idea di compragli un cellulare con accesso a internet è venuta  a mia moglie e quando lei decide una cosa non c’è verso di farla retrocedere.

«Ma figurati. Mettere in mano un cellulare a mio babbo è come regalare un topo a un pitone pensando possa farci amicizia».

«Ma dai, adesso che invecchia gli fa comodo. E poi gli prendiamo un Brondi, uno di quelli con i tasti grandi, pensati per gli anziani. Gli servirà».

«Puoi mettergli anche dei dolmen come tasti, ma la tecnologia non fa per lui».

«Ci riescono tutti, imparerà ad usarlo. Dagli fiducia».

Col tempo anche mia moglie, che non accetta mai di avere sbagliato, ha dovuto ammettere che avevo ragione.

Per me non era difficile prevederlo. Il fatto che mio babbo ancora non padroneggi l’uso del telecomando della televisione, sebbene lo adoperi ormai da vari decenni, doveva farla riflettere.

Mi ricordo che qualche mese fa ero passato da casa sua e lo avevo trovato con la televisione spenta. La cosa mi aveva sorpreso perché di solito tiene la tv sempre accesa come sottofondo ai suoi momenti casalinghi. Stupito gli avevo chiesto perché.

«Deve avere qualche problema. Non si sente più nulla».

«Hai provato ad alzare il volume?», gli ho chiesto scherzando.

Lui mi ha guardato con gli occhi di chi riceve una provocazione inutile e si è offeso. Io ho acceso per fare qualche prova.

Il problema era davvero il volume azzerato.

«Visto, bastava alzare».

«No, no. Qua deve essere stata una questione che si è risolta da sola. Ora con le guerre in giro», si è difeso per non ammettere la figuraccia.

A volte credo che guardi dalla mattina alla sera documentari sugli animali non tanto perché sia interessato alla fauna quanto perché non sa cambiare canale.

Ripensando al suo rapporto con la tecnologia mi è tornato in mente quando ha cambiato macchina e con grande orgoglio ne ha presa una con un imponente climatizzatore digitale che permette di variare anche la temperatura tra il reparto guidatore e quello passeggero.

Risultato? Se viaggi con lui esistono due sole opzioni di temperatura: si passa dal caldo Sahel al freddo polare. Se gli fai presente che qualcosa non va si acciglia poi si mette a premere dei tasti a caso e la situazione si inverte in modo immediato e senza passaggi intermedi. Si scende dai 40 gradi ai meno sette in dieci secondi e viceversa. Non so come faccia.

Una volta ha creato le condizioni per un temporale all’interno dell’abitacolo. Un’altra volta si è originata una micro tempesta di sabbia sulla cappelliera dell’auto.

Anche quelli della concessionaria sono rimasti senza parole.

Con il cellulare la situazione non poteva andare meglio.

Lo ha da due mesi e mi ha già chiamato almeno quattro volte per segnalarmi malfunzionamenti inspiegabili che hanno dato vita a conversazioni incredibili.

«Ho chiamato la zia, ma al telefono fa tutto verde».

«In che senso?».

«Facebook».

«Facebook? Ma se non ce l’hai?»

«Boh, dice ce l’hanno tutti. Però adesso sta meglio».

«Chi?»

«La zia».

Un’altra volta nel tentativo di cambiare suoneria ha comprato delle azioni di una ditta coreana che produce cibo per gatti. In un’altra occasione ha invece comprato una partita di pelli di foca da conciare. I suoi condomini non l’hanno presa bene. Quando gli ho chiesto come ha fatto mi ha detto che voleva chiamare mio fratello Andrea.

Una volta premendo un solo tasto ha creato un gruppo whatsapp in cui erano inseriti anche pezzi grossi dei servizi segreti francesi che lavoravano sotto copertura da anni. È stata aperta un’istruttoria sull’accaduto e siamo stati convocati dall’ambasciata per spiegare la cosa. Dopo aver parlato con mio babbo si sono convinti della sua buona fede, ma in separata sede mi hanno suggerito di togliergli il telefono e iscriverlo al poligono di tiro come passatempo. Hanno pensato che con una pistola in mano possa far meno danni.

L’altro giorno stavo provando a chiamarlo da un po’ e non mi rispondeva, allora mi sono preoccupato e sono andato verso casa sua. L’ho trovato ai giardini che parlava tranquillamente con i suoi amici.

«Devi avere lasciato il cellulare a casa. Sto provando a chiamarti da un po’, ma non rispondi».

«Strano. Il cellulare ce l’ho qui, ma non ha mai suonato. Anzi, prima ho chiamato Andrea e ci ho anche parlato. Devi avere sbagliato numero» mi ha detto con un sorrisino di rivalsa.

Gli ho chiesto di controllare. In tasca aveva la calcolatrice. Mi rimane il dubbio di come abbia fatto a parlare con Andrea con quella. Il fatto è che i suoi amici mi hanno confermato che mio babbo a un certo punto si è allontanato per fare una chiamata e lo hanno visto parlare concitato con la calcolatrice all’orecchio.

Mio fratello ha preferito non sbilanciarsi e non ha né confermato né smentito l’accaduto. La cosa dei servizi segreti l’ha segnato molto.

Il dubbio che le calcolatrici possano fungere anche da telefono ancora non l’ho rimosso.

La cosa più strana è comunque successa due giorni fa. Mio padre mi ha chiamato sul telefono fisso e mi ha detto:

«Volevo telefonare a…» e qui ha fatto il nome di una sua amica, «ma dice che manca internet». Sono rimasto un attimo sospeso valutando la deriva che poteva prendere la conversazione.

«Mica serve internet per chiamare».

«Boh, però dice l’ho tolto ed è un problema».

«Avrai tolto i dati dal telefono. È semplice rimetterli. In ogni caso non servono per chiamare».

«Eh, dice invece che è un problema».

«Ma chi lo dice?».

«Anche alla televisione».

Ho sentito un brivido. Intimorito ho fatto delle verifiche. Mio babbo non aveva tolto i dati al suo telefono. Premendo solo un tasto aveva creato un down sistemico su mezza rete italiana. Si erano fermati anche i treni.

Insomma, sapete come si dice: quando un uomo con uno smartphone incontra mio babbo col Brondi, una compagnia telefonica si sente spacciata.

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